Pubblichiamo il post di Elisa Grisolaghi, partecipante alla sesta edizione del Master.  

“È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore (…) Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità”

Anna Frank

Queste parole, tratte dal “Diario” di Anna Frank, mi sono tornate in mente di recente, in occasione delle celebrazioni del “Giorno della Memoria(27 gennaio).Sono parole che mi hanno fatto riflettere a proposito di un tema trattato in una lezione del Master, quando è stata fatta la distinzione fra “buonsenso”, ovvero quella voce interiore che ognuno di noi possiede, che ci rende unici e diversi – la sola capace di “cambiare le cose” –, e “senso comune”, quel conformismo sociale che tende a ridurre al silenzio coloro che vengono percepiti come minoranze.

Il “Diario”, dove Anna annota le vicende di tutti i giorni ma anche le proprie impressioni più intime, diventa la metafora del “buonsenso di Anna” contrapponendosi suo malgrado al “senso comune nazi-fascista”, espressione di un conformismo sociale folle e degenerato che non solo non riconosce il “diverso”, ma lo vede come causa di tutti i suoi mali fino ad arrivare a pianificarne lo sterminio.

Ecco allora che Anna, ragazza ebrea olandese costretta suo malgrado a vivere nascosta nel proprio appartamento per sfuggire alle persecuzioni naziste, malgrado quell’orrore comune condiviso e accettato che fu la degenerazione della shoah, trova la forza di  scavare dentro di sé e trovare quel buonsenso, quella voce interiore, ma sopratutto la forza di raccontarsi e “raccontare”, sperando che “tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.

La voce di Anna diventa allora la sola voce che puo’ rompere la“spirale del silenzio che puo’ “cambiare le cose”. È  grazie a queste voci di buonsenso  e di opinione critica che il “Giorno della Memoria” (ma anche la vita stessa) assume un significato profondo e ci pone tutti, nessuno escluso, di fronte alle nostre responsabilità, prima tra tutte quella di “non dimenticare” e vivere secondo i nostri ideali.

                                                                                                                             Elisa Grisolaghi